Luogo: Motta di
Livenza (TV), presso la sede dell’AVIS in viale Aldo Moro, dietro gli
impianti sportivi. Denominazione: 32a “Corsa podistica Città di Motta”. Aderente a:
CPT. Distanze: 2.5-6.5-10.5-19 km. Partenza:
ore 9.15 (2.5 km), ore 9.05 (6.5 km), ore 9.00 (le altre distanze). Organizz.: Atletica Mottense. Informazioni:
349.1557089, atleticamottense.blogspot.it, atleticamottense@gmail.com. Note:
nelle ultime edizioni la corsa è sempre stata, in modo rassicurante e
gradevole, piacevolmente eguale a sé stessa. In una marcia di questo tipo, da
sempre bella, generosa e ottimamente organizzata, si pensa che non vi sia
spazio per un ulteriore miglioramento: sbagliato! Nel 2018, infatti, ebbi la
netta impressione, fondata, più che su dati di fatto, su sensazioni, le quali
raramente traggono in inganno, che la corsa di Motta fosse ancor più bella e
gratificante del solito. L’itinerario di 11 km, tutto pianeggiante, si svolge
prevalentemente su strada asfaltata, ma non mancano lunghi tratti di strada
bianca regolare. Si parte di solito dai pressi della Basilica della Madonna dei
Miracoli, non lontano dagli impianti sportivi, per guadagnare ben presto il bel
centro cittadino, dove possiamo ammirare, su un lungo, antico viale, tanti
splendidi palazzi storici dalla tipica foggia veneziana, in aggiunta ad alcuni
di stile liberty. Il centro di Motta lascia nel suo complesso a chi vi si
addentri una grata sensazione di appagamento, quando osserva la bella pavimentazione
stradale, fatta anche di pietre come la lavagna[1] o,
nei pressi del Municipio, di marmo rosso di Verona; pure gli edifici più
recenti, quelli costruiti dagli anni “80 del Novecento in poi, sono ben
progettati e rispettosi dell’ambiente in cui sono inseriti. Raggiungiamo così
il ramo morto del Livenza, popolato da tanti germani reali, maschi e femmine,
da diversi cigni e, in passato, anche da alcune oche: ad una di esse, solitaria
e di genere maschile, io e mia moglie ci eravamo un po’ affezionati e lo cercavamo
sempre, quando andavamo a Motta; ora non c’è più, è scomparso in occasione
della terribile siccità della primavera e dell’estate 2017. L’attenzione con la
quale i Mottensi curano la loro città era testimoniata, nel 2018, anche dalla
duplice fila di vasi di gialli pansé che abbellivano e vivificavano le
spalliere del ponte sul ramo morto, Quando, attraversato quel ponte, vi
troverete a correre accanto alla riva sinistra del suddetto ramo morto, abbiate
cura di muovervi non sulla strada asfaltata, ma sul bellissimo sentiero che si
snoda sotto gli alti tigli che fanno da contorno al fiume, laddove quest’ultimo
viene utilizzato per farne un bellissimo, piccolo imbarcadero. Si segue poi il
ramo morto fino alla sua confluenza con il corso principale del fiume, che,
verde e splendido, attraversiamo su un ponte pedonale. Ci spostiamo poi verso
est, restando quasi sempre in vista del Livenza, fino a quando deviamo lungo
una lunghissima, morbida strada sterrata ricoperta di ghiaia, la quale, assai
piacevolmente, ci porta a raggiungere il fiume fratello del Livenza, cioè il
pescoso Malgher, che, nonostante l’origine artificiale, è quasi altrettanto
bello, con le sue sponde alberate e il suo corso placido, fiancheggiato da
verdi prati in cui si distinguono le macchie gialle, bianche, viola e blu dei
tanti fiori primaverili. Si corre poi a lungo, lietamente, su uno dei suoi
argini, il cui fondo di ghiaino regolare è grato ai nostri piedi; lì troviamo
il primo ristoro, gestito da alcune donne molto belle; sappiate che,
continuando a muoversi sull’argine nella stessa direzione, si raggiungerebbe
Corbolone; noi, invece, giriamo prima, su una strada che ci porta a raggiungere
la frazione di Lorenzaga, dalla quale, di lì a poco, guadagniamo l’alto argine
asfaltato del corso principale del Livenza, che lì, pur ampio e maestoso, si
muove assai velocemente, verde e bellissimo, nel suo alveo sinuoso Abbandoniamo
poi l’argine per correre qualche centinaio di metri in mezzo alle case, fino a
incontrare il secondo ristoro, anch’esso gestito da donne assai attraenti e
simpatiche; subito dopo, ritroviamo il Livenza, vicino a una larga ansa del
quale, nei pressi della confluenza con il ramo morto, riattraversiamo il ponte
pedonale e, da lì, percorriamo a ritroso parte dell’itinerario fatto
all’andata, raggiungendo il centro storico e il bel viale di cui vi ho detto
sopra, dal quale deviamo ad un certo punto per indirizzarci infine al luogo di
ritrovo che non è più lo stadio di Motta ma la sede AVIS. Un’annotazione
conclusiva: ai ristori e anche altrove, nel 2018 fummo piacevolmente allietati
dalla musica di giovani musicisti, maschi e femmine. Il ristoro finale è sempre
molto prodigo, nella più tipica tradizione mottense: oltre alle solite cose e
all’ Energade, nel 2018 si potevano
gustare mezze uova sode con il sottaceto e tanti panini non contingentati
imbottiti, come ebbe a esprimersi uno degli addetti con “crudo, mortadèa, coto,
porchéta”. Quanto al vino, è sempre molto buono, sia il bianco che il rosso; io
bevvi il rosso, che era un gradevolissimo cabernet
sauvignon. Ottima l’assistenza. Immensa la partecipazione. Facile il
parcheggio, purché si arrivi abbastanza presto, presso la sede dell’AVIS in via
Aldo Moro, la piscina, il palazzetto, lo stadio. Il luogo di ritrovo è posto non
lontano dalla ben nota Basilica della Madonna dei Miracoli; v’invito a
visitarla perché è molto bella; delizioso, in particolare, è il chiostro.
Sempre per ciò che riguarda l’architettura religiosa, vi consiglio di deviare
di poco dal percorso di gara, quando vi troverete in pieno centro, per recarvi
al Duomo di S. Nicolò: esso venne ricostruito nel 1516 ma sorge nel luogo in
cui si trovava la chiesa precedente, che risale al 963, di cui rimane memoria
in un’iscrizione; è ottimamente inserito nella piazzetta circostante,
contornata da antichi edifici: l’intero insieme dà una vivissima sensazione di
venezianità; ci sono anche osterie tradizionali, molto belle; del duomo, se
potrete farlo compatibilmente con gli orari della Messa (la domenica alle ore
8.00, 9.30, 11.00), visitate anche l’interno, che è davvero bellissimo e che vi
consentirà di ammirare, fra le altre cose, opere di Pomponio Amalteo, di
Giambattista Canal, di Francesco Bassano e di altri illustri artisti; pure
l’antico organo è degno di nota: ha un suono bellissimo, durante le funzioni,
quando accompagna i canti della Messa. Quanto alle osterie, ve ne sono tre,
tutte belle e consigliabili; io di solito vado “Ai due Mori”, quando mi trovo a
Motta, e talvolta, accompagno il bicchiere di buon vino con l’ottimo cotechino
disteso su un caldo letto di polenta bianca.
Per maggiori informazioni sul duomo, si visiti il sito
http://web.tiscali.it/mottachiese/duomo.htm.
Il riconoscimento, per 4 euro, consisterà di una confezione
da 250 di Franco caffè arabica.
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