Data: domenica 1o
marzo 2020 c e v
Luogo: Motta di
Livenza (TV), presso la sede dell’AVIS in viale Aldo Moro, dietro gli
impianti sportivi. Denominazione: 33a “Corsa podistica Città di Motta”. Aderente a:
CPT. Distanze: 5-10.5-19-30 km.
Partenza: ore ore 9.05 (5 km), ore 9.00 (10.5-19 km), ore 8.30 (30 km). Organizz.: Atletica Mottense. Informazioni:
349.1557089, atleticamottense.blogspot.it, atleticamottense@gmail.com. Note: finora
la marcia si è sempre svolta alla metà di aprile: quest’anno si cambia! Nelle
ultime edizioni la corsa è sempre stata, in modo rassicurante e gradevole,
piacevolmente eguale a sé stessa. Vi partecipo oramai da molti anni,
praticamente senza interruzione, e non ha ancora iniziato a stancarmi. L’itinerario
di 11 km, tutto pianeggiante, si svolge prevalentemente su strada asfaltata, ma
non mancano lunghi tratti di strada bianca regolare. Si parte dalla sede AVIS,
non lontano dalla strada che porta a Cessalto, per guadagnare ben presto il bel
centro cittadino, dove possiamo ammirare, su una lunga, antica strada, via IV
Novembre, e nella piazza principale, intitolata a Luigi Luzzatti, tanti
splendidi palazzi storici dalla tipica foggia veneziana, in aggiunta ad alcuni
di stile liberty. Il centro di Motta lascia nel suo complesso a chi vi si
addentri una grata sensazione di appagamento, quando osserva la bella pavimentazione
stradale, fatta anche di pietre come la lavagna[1] o,
nei pressi del Municipio, di marmo rosso di Verona; pure gli edifici più
recenti, quelli costruiti dagli anni “80 del Novecento in poi, sono ben
progettati e rispettosi dell’ambiente in cui sono inseriti. Raggiungiamo così
il ramo morto del Livenza, popolato da tanti gabbiani e germani reali, questi
ultimi più maschi che femmine, e da una coppia di cigni. L’attenzione con la
quale i Mottensi curano la loro città era testimoniata, nel 2018 e nel 2019,
anche dalla duplice fila di vasi di gialli pansé che abbellivano e vivificavano
le spalliere del ponte sul ramo morto, Quando, attraversato quel ponte, vi
troverete a correre accanto alla riva sinistra del suddetto ramo morto, abbiate
cura di muovervi non sulla strada asfaltata, via Riviera Antonio Scarpa, ma sul bellissimo sentiero che si snoda sotto
gli alti tigli che fanno da contorno al fiume, laddove quest’ultimo viene
utilizzato per farne un bellissimo, piccolo imbarcadero. Si segue poi il ramo
morto fino alla sua confluenza con il corso principale del fiume, che, verde e
splendido, attraversiamo su un ponte pedonale. Ci spostiamo poi verso est,
restando quasi sempre in vista del Livenza, bello gonfio nel 2019, dopo le
piogge seguite ad un lunghissimo periodo di siccità, fino a quando deviamo
lungo una lunghissima, morbida strada sterrata ricoperta di ghiaia, la quale,
nel mezzo della campagna, assai piacevolmente, ci porta a raggiungere il fiume
fratello del Livenza, cioè il pescoso Malgher, che, nonostante l’origine
artificiale, è quasi altrettanto bello, con le sue sponde alberate e il suo
corso placido, fiancheggiato da verdi prati in cui si distinguono le macchie
gialle, bianche, viola e blu dei tanti fiori primaverili. Si corre poi a lungo,
lietamente, su uno dei suoi argini, il cui fondo di ghiaino regolare è grato ai
nostri piedi; lì troviamo il primo ristoro; sappiate che, continuando a
muoversi sull’argine nella stessa direzione, si raggiungerebbe Corbolone; noi,
invece, giriamo prima, su una strada che ci porta a raggiungere la frazione di
Lorenzaga, sede, in autunno, di un’apprezzata sagra del frico che vi
raccomando; da quella strada, di lì a poco, guadagniamo l’alto argine asfaltato
del corso principale del Livenza, che lì, pur ampio e maestoso, si muove assai
velocemente, verde e bellissimo, nel suo alveo sinuoso Abbandoniamo poi
l’argine per correre qualche centinaio di metri in mezzo alle case, fino a
incontrare il secondo ristoro; subito dopo, ritroviamo il Livenza, vicino a una
larga ansa del quale, nei pressi della confluenza con il ramo morto,
riattraversiamo il ponte pedonale e, da lì, percorriamo a ritroso parte
dell’itinerario fatto all’andata, raggiungendo il centro storico e la bella
strada di cui vi ho detto sopra, dalla quale deviamo ad un certo punto per
indirizzarci infine al luogo di ritrovo che non è più lo stadio di Motta ma la
sede AVIS. Un’annotazione conclusiva: ai ristori e anche altrove, nel 2018 e
nel 2019 fummo piacevolmente allietati dalla musica di giovani musicisti,
maschi e femmine. Vidi un babbo che spingeva il suo bimbo seduto su un
passeggino, quindi presumo che questa marcia fosse adatta a questo tipo di
veicolo. Il ristoro finale è sempre molto prodigo, nella più tipica tradizione
mottense: oltre alle solite cose e all’ Energade,
nel 2018 si potevano gustare mezze uova sode con il sottaceto e tanti panini
non contingentati imbottiti con Nutella e con tanti salumi diversi e formaggio;
c’erano anche grossi tocchi di mortadella e gustose, grosse fette di salame.
Quanto al vino, è sempre molto buono, sia il bianco che il rosso; io ne bevvi
di entrambi i colori. Ottima l’assistenza. Immensa la partecipazione, oltre
2400 persone nel 2019. Facile il parcheggio, purché si arrivi abbastanza
presto, presso la sede dell’AVIS in via Aldo Moro, la piscina, il palazzetto,
lo stadio. Il luogo di ritrovo è posto non lontano dalla ben nota Basilica
della Madonna dei Miracoli; v’invito a visitarla perché è molto bella;
delizioso, in particolare, è il chiostro. Sempre per ciò che riguarda
l’architettura religiosa, vi consiglio di deviare di poco dal percorso di gara,
quando vi troverete in pieno centro, per recarvi al Duomo di S. Nicolò: esso
venne ricostruito nel 1516 ma sorge nel luogo in cui si trovava la chiesa
precedente, che risale al 963, di cui rimane memoria in un’iscrizione; è
ottimamente inserito nella piazzetta circostante, contornata da antichi
edifici: l’intero insieme dà una vivissima sensazione di venezianità; ci sono
anche osterie tradizionali, molto belle; del duomo, se potrete farlo
compatibilmente con gli orari della messa (la domenica alle ore 8.00, 9.30,
11.00), visitate anche l’interno, che è davvero bellissimo e che vi consentirà
di ammirare, fra le altre cose, opere di Pomponio Amalteo, di Giambattista
Canal, di Francesco Bassano e di altri illustri artisti; pure l’antico organo è
degno di nota: ha un suono bellissimo, durante le funzioni, quando accompagna i
canti della messa. Quanto alle osterie, ve n’erano tre, tutte belle e
consigliabili, ma, purtroppo, è stata recentemente chiusa l’osteria alla Castella;
io di solito vado “Ai due Mori”, e, talvolta, accompagno il bicchiere di buon
vino con l’ottimo cotechino disteso su un caldo letto di polenta bianca, col le
buone polpette o con gli altri stuzzichini. Per maggiori informazioni sul
duomo, si visiti il sito http://web.tiscali.it/mottachiese/duomo.htm.
Il riconoscimento, per 4 euro, consisterà di una confezione
da 250 di caffè arabica Franco.
[1] La quale, purtroppo,
risulta oramai danneggiata in parecchi punti.
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