lunedì 17 febbraio 2020

Una bella recensione di Biagio


Data: domenica 1o marzo 2020     c e v
Luogo: Motta di Livenza (TV), presso la sede dell’AVIS in viale Aldo Moro, dietro gli impianti sportivi. Denominazione: 33a  “Corsa podistica Città di Motta”.  Aderente a: CPT. Distanze: 5-10.5-19-30 km.   Partenza: ore ore 9.05 (5 km), ore 9.00 (10.5-19 km), ore 8.30 (30 km).  Organizz.: Atletica Mottense. Informazioni: 349.1557089, atleticamottense.blogspot.it, atleticamottense@gmail.com. Note: finora la marcia si è sempre svolta alla metà di aprile: quest’anno si cambia! Nelle ultime edizioni la corsa è sempre stata, in modo rassicurante e gradevole, piacevolmente eguale a sé stessa. Vi partecipo oramai da molti anni, praticamente senza interruzione, e non ha ancora iniziato a stancarmi. L’itinerario di 11 km, tutto pianeggiante, si svolge prevalentemente su strada asfaltata, ma non mancano lunghi tratti di strada bianca regolare. Si parte dalla sede AVIS, non lontano dalla strada che porta a Cessalto, per guadagnare ben presto il bel centro cittadino, dove possiamo ammirare, su una lunga, antica strada, via IV Novembre, e nella piazza principale, intitolata a Luigi Luzzatti, tanti splendidi palazzi storici dalla tipica foggia veneziana, in aggiunta ad alcuni di stile liberty. Il centro di Motta lascia nel suo complesso a chi vi si addentri una grata sensazione di appagamento, quando osserva la bella pavimentazione stradale, fatta anche di pietre come la lavagna[1] o, nei pressi del Municipio, di marmo rosso di Verona; pure gli edifici più recenti, quelli costruiti dagli anni “80 del Novecento in poi, sono ben progettati e rispettosi dell’ambiente in cui sono inseriti. Raggiungiamo così il ramo morto del Livenza, popolato da tanti gabbiani e germani reali, questi ultimi più maschi che femmine, e da una coppia di cigni. L’attenzione con la quale i Mottensi curano la loro città era testimoniata, nel 2018 e nel 2019, anche dalla duplice fila di vasi di gialli pansé che abbellivano e vivificavano le spalliere del ponte sul ramo morto, Quando, attraversato quel ponte, vi troverete a correre accanto alla riva sinistra del suddetto ramo morto, abbiate cura di muovervi non sulla strada asfaltata, via Riviera Antonio Scarpa,  ma sul bellissimo sentiero che si snoda sotto gli alti tigli che fanno da contorno al fiume, laddove quest’ultimo viene utilizzato per farne un bellissimo, piccolo imbarcadero. Si segue poi il ramo morto fino alla sua confluenza con il corso principale del fiume, che, verde e splendido, attraversiamo su un ponte pedonale. Ci spostiamo poi verso est, restando quasi sempre in vista del Livenza, bello gonfio nel 2019, dopo le piogge seguite ad un lunghissimo periodo di siccità, fino a quando deviamo lungo una lunghissima, morbida strada sterrata ricoperta di ghiaia, la quale, nel mezzo della campagna, assai piacevolmente, ci porta a raggiungere il fiume fratello del Livenza, cioè il pescoso Malgher, che, nonostante l’origine artificiale, è quasi altrettanto bello, con le sue sponde alberate e il suo corso placido, fiancheggiato da verdi prati in cui si distinguono le macchie gialle, bianche, viola e blu dei tanti fiori primaverili. Si corre poi a lungo, lietamente, su uno dei suoi argini, il cui fondo di ghiaino regolare è grato ai nostri piedi; lì troviamo il primo ristoro; sappiate che, continuando a muoversi sull’argine nella stessa direzione, si raggiungerebbe Corbolone; noi, invece, giriamo prima, su una strada che ci porta a raggiungere la frazione di Lorenzaga, sede, in autunno, di un’apprezzata sagra del frico che vi raccomando; da quella strada, di lì a poco, guadagniamo l’alto argine asfaltato del corso principale del Livenza, che lì, pur ampio e maestoso, si muove assai velocemente, verde e bellissimo, nel suo alveo sinuoso Abbandoniamo poi l’argine per correre qualche centinaio di metri in mezzo alle case, fino a incontrare il secondo ristoro; subito dopo, ritroviamo il Livenza, vicino a una larga ansa del quale, nei pressi della confluenza con il ramo morto, riattraversiamo il ponte pedonale e, da lì, percorriamo a ritroso parte dell’itinerario fatto all’andata, raggiungendo il centro storico e la bella strada di cui vi ho detto sopra, dalla quale deviamo ad un certo punto per indirizzarci infine al luogo di ritrovo che non è più lo stadio di Motta ma la sede AVIS. Un’annotazione conclusiva: ai ristori e anche altrove, nel 2018 e nel 2019 fummo piacevolmente allietati dalla musica di giovani musicisti, maschi e femmine. Vidi un babbo che spingeva il suo bimbo seduto su un passeggino, quindi presumo che questa marcia fosse adatta a questo tipo di veicolo. Il ristoro finale è sempre molto prodigo, nella più tipica tradizione mottense: oltre alle solite cose e all’ Energade, nel 2018 si potevano gustare mezze uova sode con il sottaceto e tanti panini non contingentati imbottiti con Nutella e con tanti salumi diversi e formaggio; c’erano anche grossi tocchi di mortadella e gustose, grosse fette di salame. Quanto al vino, è sempre molto buono, sia il bianco che il rosso; io ne bevvi di entrambi i colori. Ottima l’assistenza. Immensa la partecipazione, oltre 2400 persone nel 2019. Facile il parcheggio, purché si arrivi abbastanza presto, presso la sede dell’AVIS in via Aldo Moro, la piscina, il palazzetto, lo stadio. Il luogo di ritrovo è posto non lontano dalla ben nota Basilica della Madonna dei Miracoli; v’invito a visitarla perché è molto bella; delizioso, in particolare, è il chiostro. Sempre per ciò che riguarda l’architettura religiosa, vi consiglio di deviare di poco dal percorso di gara, quando vi troverete in pieno centro, per recarvi al Duomo di S. Nicolò: esso venne ricostruito nel 1516 ma sorge nel luogo in cui si trovava la chiesa precedente, che risale al 963, di cui rimane memoria in un’iscrizione; è ottimamente inserito nella piazzetta circostante, contornata da antichi edifici: l’intero insieme dà una vivissima sensazione di venezianità; ci sono anche osterie tradizionali, molto belle; del duomo, se potrete farlo compatibilmente con gli orari della messa (la domenica alle ore 8.00, 9.30, 11.00), visitate anche l’interno, che è davvero bellissimo e che vi consentirà di ammirare, fra le altre cose, opere di Pomponio Amalteo, di Giambattista Canal, di Francesco Bassano e di altri illustri artisti; pure l’antico organo è degno di nota: ha un suono bellissimo, durante le funzioni, quando accompagna i canti della messa. Quanto alle osterie, ve n’erano tre, tutte belle e consigliabili, ma, purtroppo, è stata recentemente chiusa l’osteria alla Castella; io di solito vado “Ai due Mori”, e, talvolta, accompagno il bicchiere di buon vino con l’ottimo cotechino disteso su un caldo letto di polenta bianca, col le buone polpette o con gli altri stuzzichini. Per maggiori informazioni sul duomo, si visiti il sito http://web.tiscali.it/mottachiese/duomo.htm.
Il riconoscimento, per 4 euro, consisterà di una confezione da 250 di caffè arabica Franco.

[1] La quale, purtroppo, risulta oramai danneggiata in parecchi punti.

 Grazie Biagio, ti aspettiamo anche quest'anno !


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